Anna Rodolfi, Interpretazioni dell’ilemorfismo universale nella scuola francescana: Bonaventura, Bacone e Olivi
A partire dall’ interesse per la dottrina dell’ilemorfismo universale che caratterizza la scuola francescana, le analisi di Bonaventura, Bacone e Olivi, una volta accostate sulla base degli impliciti rimandi interni, delineano un quadro concettuale tutt’altro che univoco, bensì attraversato da una vivace rielaborazione concettuale. La discussione sull’unità della materia, in particolare, finì per modificare, nel giro di pochi decenni, il modo di intendere la materia stessa: da unica a essenzialmente differenziata o distinta, da sostrato indifferente alle forme a principio capace di concorrere positivamente alla differenziazione degli enti individuali. Tale riflessione, in cui l’atto non è più concepito come una nozione univoca e la correlazione tra atto e forma appare problematica, forzò i termini dell’equivalenza aristotelica tra materia e pura potenza, espressa esemplarmente da Tommaso d’Aquino.
Francesca Lazzarin, Finito e infinito nella concezione di Marsilio Ficino
Il saggio prende spunto dalla critica che Ficino rivolge alla teoria procliana dell’Uno-Diade/Limite-Illimitato, realtà ipostatiche e metaontologiche che stanno all’origine di ogni essere e che garantiscono, nel contempo, la trascendenza assoluta del Principio divino.
La posizione di Ficino, che rappresenta Limite e Illimitato alla stregua di attributi fondamentali dell’Essere, abbassandoli al livello dell’Essere, costituisce un approccio interessante alla sua visione dell’universo, caratterizzato, in accordo con il pensiero neoplatonico, dalla dialettica fra trascendenza e immanenza. L’analisi dell’argomento proposto è condotta principalmente sui commentari ficiniani al Filebo e al Parmenide.
J.F. Sellés, El intellecto agente según chrysostomi Iavelli Canapicii (S. XVI)
EN este artículo se estudia el intelecto agente según Crisóstomo Iavelli Canapicii. Su concepción es la de un tomismo menguado. Defiende que es una potencia del alma, necesaria para abstraer: iluminando los fantasmas, produciendo la especie inteligible y haciendo inteligible en acto el objeto material. Es el agente principal de la especie, mientras que el fantasma es el instrumento. No activa directamente al intelecto posible, sino mediante la especie. No es cognoscitivo, y como sólo puede formar especies de lo sensible, por su medio no podemos conocer lo inmaterial.
Maria Rosa Antognazza, Il rapporto fede-ragione nel pensiero Leibniziano
This paper investigates the relationship between faith and reason in Leibniz’s thought starting from a discussion of the epistemological status assigned by Leibniz to the mysteries of the Christian revelation. Leibniz defends the status of mysteries as above reason but not contrary to reason by employing the ‘strategy of defence’, and ‘reasoning from analogy’. The key move of the strategy of defence is to switch from a positive argument to a negative argument: namely, from the demonstration of the possibility of something to the demonstration that its impossibility has not been proved. Reasoning from analogy, on the other hand, can be regarded as a ‘soft’ version of a posteriori knowledge. The paper discusses these two ways of upholding the possibility of mysteries. Its final part is devoted to the consideration of the ‘motives of credibility’ in the Christian religion proposed by Leibniz. It comes to the conclusion that, from his first writings to his last, the faith of which Leibniz speaks is a faith that has its reasons, without thereby being subjected to reason.
Robert Spaemann, Che cosa significa “L’arte imita la natura?”
Si possono distinguere tre significati di «imitazione della natura»: 1) la “simulazione tecnica”, in cui si combinano e assemblano elementi naturali in modo da soddisfare degli scopi umani in modo non meno perfetto di come vengono conseguiti gli scopi della natura. 2) La “simulazione estetica”, in cui l’arte produce un’apparenza, non per ingannare ma per il godimento che procurano i suoi effetti ingannevoli. 3) la “simbolizzazione della natura”. L’arte in questo caso tende a rappresentare il suo prodotto in modo tale da rendere manifesto un certo essere-in-sé delle cose, al di là della semplice utilità e dell’apparenza. In questo terzo senso l’arte imita la natura non in quanto ne imita gli oggetti naturali, ma in quanto rende manifesta la natura naturans, il cui fine non consiste semplicemente nell’affermare e conseguire il proprio impetus, ma anche nell’autotrascendimento del proprio inizio. Nell’imitazione della natura naturans l’arte rappresenta uno sforzo da parte dell’uomo di trascendere sé e il proprio mondo fenomenico.